Sylvia Earle, nata nel New Jersey e cresciuta in Florida, ha 88 anni e per più di 50 si è immersa nelle profondità degli oceani. È stata la prima oceanografa a dirigere la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), agenzia statunitense che si occupa di meteorologia, monitoraggio dei mari e tracciamento di mappe marine.
Incarico che lascia nel momento in cui si rende conto che dovrebbe sottostare a troppe pressioni e compromessi, lei è uno spirito libero, soprattutto dopo che si è fatta strada in una professione all’epoca del tutto maschile: nel 1964 partecipa ad una spedizione nell’Oceano Indiano, unica donna fra 70 uomini. Nel 1979 Earle stabilisce il record di profondità femminile durante un’immersione in fondo al mare a Oahu a 381 metri.
Ha poi guidato più di 100 spedizioni e detiene il record di profondità di immersioni da solista femminile, fra i suoi sogni ancora oggi c’è quello di usare un paio di sottomarini per portare bimbe e bimbi a osservare le profondità marine.
La missione e passione di Sylvia Earle è da sempre quella di far capire l’importanza dell’ecosistema marino per la nostra specie. Poco dopo il lockdown della pandemia disse in una intervista al National Geographic che faceva molte docce perché stare “a secco” le sembrava una cosa terribile. E aggiunse: “Chi vive nell’entroterra, ma spesso anche chi vive sulla costa, pensa: ‘A cosa serve l’oceano’ Beh, serve per tutto quello che da esso preleviamo. E serve anche per quello che possiamo metterci. Voglio dire, tutti i liquidi di scarico finiscono negli oceani. Non tutti, ma la maggior parte. Tutti i fiumi sfociano in mare, scaricandoci le sostanze tossiche che trasportano. È essenziale mettere in luce i problemi e le soluzioni e mettere in grado le persone di usare le proprie conoscenze e capacità individuali per fare delle scelte. Se non c’è conoscenza, non può esserci attenzione e dedizione”.
Alla sensibilizzazione ha dedicato tanti progetti della sua vita, è stata soprannominata “Sua profondità” e nel 1998 la rivista Time la definì eroina del pianeta. Nel 2009 vince il Premio TED e in quell’occasione disse: “C’è ancora tempo, non molto, per invertire la nostra rotta”.